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Gaetano Tranchino

Nasce a Siracusa nel 1938 e a Siracusa vive sereno e appagato, sempre in cerca di approfondimento e perfezionamento della sua arte.

Leonardo Sciascia, suo amico, di lui dirà: “Tranchino non lavora, si diletta: dipinge cioè con diletto, con piacere, come in una prolungata vacanza – tanto prolungata -, continua ed intensa da assorbire interamente la sua vita.”

Abbandonarsi all’emozione di fronte ad un dipinto di Gaetano Tranchino significa visitare “l’isola mai lasciata” (Claude Ambroise – 2004) ed ascoltare la “cronaca di una favola” (Lucio Barbera – 1999), quella favola di una Sicilia che noi vogliamo raccontare al mondo anche attraverso l’opera di un grande artista, che ne raccoglie il mistero, la paura e la meraviglia.

Sono gli anni ’80, Antonio coltiva i suoi ulivi mentre Gaetano è nel pieno della sua produzione artistica. I due però si conoscono per la prima volta sotto altre vesti: uno medico l’altro paziente, e da allora li lega una profonda e sincera amicizia.

Nelle sue opere, Gaetano mantiene vivo il mito e immagina il mondo come dovrebbe essere. I suoi dipinti sono fatti di memoria e di favola, e noi Cavasecca l’abbiamo sempre immaginata un po’ così: con le sue profonde radici nel passato e i suoi lunghi sguardi sul futuro. Come un sogno fatto in campagna, a metà strada tra la montagna e il mare.